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Visualizzazione dei post da 2010

Ah, l'Australia

Riscoperta musica di 20 anni fa con grande piacere. In particolare il rock australiano, rabbioso, selvaggio, discendente di quel monumento che erano i Radio Birdman. Splatterheads su tutti, poi Bored!, Hoss, Powder Monkeys, Blood Sucking Freaks (strepitosi). Da scoprire e riscoprire. Magari >>>partendo da loro<<< .

Quelli che sono dovunque, tranne dove dovrebbero stare

Cioè di fronte a una pistola carica. Al party del mobilificio di provincia ci sono. All'aperitivo, ovunque sia organizzato, ci sono. Dappertutto, loro ci sono, sempre con le stesse facce tirate dalla lampada e dall'ansia presenzialista (Ci sono? Ma ci sono abbastanza? E se ci sono, è più o meno di quanto ci siano gli altri, che poi sono i soliti ad esserci insieme a me?) Indistruttibili nel far percepire la propria presenza, forse per la consapevolezza di quanto poco grave sia la loro assenza, quando capita.

Verso il basic italian

Noto sempre più l'inesorabile cammino della nostra lingua verso una forma livellata, precotta, entry-level che di più non si può. Un'evoluzione (sicuri che sia involuzione?) partita con gli sms e poi filtrata da Grandifratelli, aperitivi, preserata, apericene, social networks. Così si parla sempre più per slogan, dicendo sempre meno. Assolutamente sì. Assolutamente no. E questa è stata la prima grande ondata. Tra le ultime, mi fanno impazzire "sei un grande" e "tutta la vita". Offri un Mojito di troppo? Sei un grande . Ti fai più fighe degli altri? Sei un grande . Ospiti feste inutili quanto frequenti in villa? Sei un grande , per tutti sei un grande . Alessandro Magno, se fosse ancora vivo, si rivolterebbe nella tomba. Ma è "tutta la vita" a darmi gli orgasmi più profondi. Aperitivo tutta la vita . La tal discoteca tutta la vita . Ogni minima stronzata è per tutta la vita . Il che, nell'epoca in cui le scelte più importanti durano meno di un

Governa, ladro piovoso

Oggi acqua a catinelle, e io, come sempre bloccato nei miei automatismi autistici, sono uscito lo stesso in infradito, bermudoni militari e maglietta da camionaro, senza ombrello. Perchè per me, da sempre, se è estate è estate, punto. Indomito sotto il diluvio, nella testa il ronzio di quella vocetta da castrato, nei cinedocumentari Luce: "Oggi, incurante della furia di Giove Pluvio, il Duce ha trebbiato da solo trentasei quintali di granturco nelle campagne del Modenese". Sono solo un coglione, senza ombrello, zuppo in una giornata di pioggia estiva.

Comincia tutto da una constatazione, ieri, sul tardi.

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Il problema, nel trattare con imbecilli, è che sono convinti che il resto dell'umanità sia composta di loro simili al cento per cento. Il che non è sostanzialmente sbagliato, ma per l'imbecille non esiste la minima biodiversità. Questo implica che le tue spiegazioni si devono abbassare ad una soglia tale da farti sentire, ad un certo punto, effettivamente simile a loro. Il problema, nel discutere con un imbecille, è che prima ti trascina al suo livello, e poi ti batte per esperienza.